Breve storia dell'ambiente in Italia by Gabriella Corona

Breve storia dell'ambiente in Italia by Gabriella Corona

autore:Gabriella, Corona [Corona, Gabriella]
La lingua: ita
Format: epub
Tags: Storia, Universale Paperbacks il Mulino
ISBN: 9788815327215
editore: Societa editrice il Mulino Spa
pubblicato: 2015-10-14T22:00:00+00:00


2. Le bonifiche

Dopo la Grande Guerra un gruppo di tecnici che comprendeva Eliseo Iandolo, Angelo Omodeo, Carlo Petrocchi, Meuccio Ruini, Arrigo Serpieri e altri – molti dei quali ricoprirono alti incarichi istituzionali – maturò una critica profonda del modo in cui era stata realizzata l’attività bonificatrice fino a quel momento. Le loro critiche erano dirette prevalentemente alle opere realizzate nei decenni successivi all’unificazione nazionale soprattutto nelle regioni centromeridionali. Nei decenni postunitari, si è detto, le bonifiche si erano concentrate prevalentemente al Nord, in Emilia e nel Veneto per la bonifica idraulica e in Piemonte e Lombardia per l’irrigazione; al Sud, sebbene l’ammontare degli investimenti destinati alle bonifiche fosse doppio rispetto a quello destinato all’Italia settentrionale e centrale, si erano realizzate opere isolate che non avevano risolto i problemi di queste regioni, perché non avevano tenuto conto dei fattori strutturali alla base delle loro difficili condizioni: dal clima caldo-arido all’insediamento prevalentemente montano-collinare e distante dai luoghi di produzione, dal dissesto idrogeologico delle pendici dei monti alle paludi nelle pianure generalmente disabitate. La malaria aveva costituito un carattere di lungo periodo della storia ambientale italiana. Provocata dalla puntura di una zanzara appartenente al genere Anopheles facilmente riproducibile in presenza di acque stagnanti, essa aveva condizionato fortemente la vita e la salute delle popolazioni rurali. All’indomani dell’Unità le aree dove la diffusione della malaria era grave erano la Maremma, il Lazio, il Mezzogiorno continentale e le isole, e ancora negli anni Trenta le zone più colpite erano le aree litoranee del Sud.

Negli anni del fascismo dunque emerse un modo nuovo di intendere l’opera di bonifica, la «bonifica integrale», intesa come intervento congiunto di sistemazione idraulica delle pianure e delle pendici dei monti, di risanamento igienico e di trasformazione agraria. Non è inutile sottolineare che il gruppo di tecnici che elaborò questa nuova idea di bonifica aveva collaborato con il ministro Nitti che, come si è visto, già all’inizio del secolo aveva perseguito una strategia fondata sulla riforma del territorio e sulla valorizzazione delle risorse idrauliche e forestali per produrre energia elettrica e realizzare la trasformazione dell’agricoltura. Dal punto di vista legislativo la concezione della «bonifica integrale» si affermò attraverso una serie di leggi come il testo unico 30 dicembre 1923 n. 3256 delle leggi di bonifica idraulica, il decreto legislativo 18 maggio 1924 n. 753 sulle trasformazioni fondiarie di pubblico interesse, e quello del 13 febbraio 1933. Le leggi prevedevano che le opere fossero realizzate attraverso l’istituzione di consorzi: con ciò si esprimeva la volontà di coniugare interessi pubblici e privati. Lo sforzo più importante fu realizzato nell’Agro Pontino, a sud di Roma, dove a partire dal 1931 fu portata avanti una gigantesca opera di trasformazione fondiaria promossa dall’Opera nazionale combattenti in cui alle attività di bonifica vere e proprie si accompagnò l’appoderamento di 3.000 famiglie provenienti dall’Italia settentrionale. Alla fine degli anni Trenta erano stati trasformati e appoderati 65.000 ettari e costruite cinque cittadine tra cui Littoria, l’attuale Latina, che divenne il capoluogo della provincia.

Ma fu nei decenni successivi alla seconda guerra



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